IL PREMIER THERESA MAY HA FIRMATO E CONSEGNATO A BRUXELLES LA LETTERA CHE AVVIA UFFICIALMENTE LA BREXIT. COME CAMBIERÀ PER GLI ITALIANI IL RAPPORTO CON LONDRA…

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    Alle 13.20 di oggi (le 12.20 a Londra), l’ambasciatore britannico presso l’Ue, Sir Tim Barrow, ha consegnato al presidente del Consiglio Europeo,Donald Tusk, la lettera firmata daTheresa May, che aprirà formalmente l’iter per laBrexit. “Prometto di rappresentare ogni persona in tutto il Regno Unito. E’ mia ferma intenzione ottenere ilgiusto accordo per ciascuna persona in questo paese. Perché, guardando alle opportunità che ci si presentano in questo viaggio così importante, i nostri valori condivisi, interessi ed ambizioni possono, e devono, unirci”. Così, rivolgendosi alla Camera la premier britannica ha confermato l’avvio del processo di uscita dall’Ue, ribadendo di contro la totale dedizione per il suo Paese, esortandolo a ricompattarsi dopo le diatribe legate allo scorso referendum: “Siamo una grande unione di popoli e nazioni con una storia di cui dobbiamo essere orgogliosi e un luminoso futuro. E ora che la decisione di lasciare l’Unione Europea è stata presa, è arrivato il momento di unirci”. A seguire, l’iter passerà attraverso dichiarazioni ed incontri, con l’avvio della progettata fusione tra il London Stock Exchange e la Deutsche Boerse, operazione negoziata da oltre un anno e ormai da più parti data per moribonda. Un’operazione ancora tutta da ‘studiare’, anche in virtù da quanto annunciato lo 26 febbraio da Lse Group, quando ha annunciato che è “altamente improbabile” che riesca a cedere il controllo di Mts, come chiesto dalla Commissione Europea. La società che gestisce la Borsa di Londra si è detta “altamente fiduciosa” nelle proprie “prospettive su base stand-alone”. Al momento però, almeno per quel che ci riguarda, è come e cosa cambierà nei rapporti con Londra per i nostri connazionali. In Gran Bretagna risiedono infatti oltre mezzo milione di italiani, probabilmente una delle più grandi comunità dei nostri connazionali all’estero. Di questi però, meno della metà, sono registrati all’anagrafe britannica. Dunque, con l’avvento della Brexit agli altri sarà chiesto di certificare e dimostrare la propria residenza per poi ottenere il permesso di residenza. Vediamo insieme nello specifico come funzionerà. Chi, lavorando, paga le tasse già da 5 anni al fisco britannico, può richiedereun permesso di residenza o di cittadinanza, magari doppia italiana-inglese. Se invece non si sa se restare o meno si può richiedere un visto di lavoro da rinnovare ogni 2-3 o 5 anni. Per quanti intenzionati a trasferirsi ora nel regno Unito, occorre attendere l’esito dei negoziati tra Londra e Bruxelles, e molto probabilmente, l’occupazione dovrà essere trovata dall’Italia prima della partenza. Cambia anche la formula per gli studenti: se prima della Brexit quello britannico e quello italiano avevanouguali diritti, da oggi salvo accordi specifici, le tasse universitarie saranno più alte così come succede al momento per chi va astudiare negli atenei inglesi da fuori Europa. Le conseguenze della scissione dalla Ue avranno poi ripercussioni anche sul fronte turistico, premessi i forti rincari delle tariffe aeree: con il ritorno al passaporto anche solo per un week-end e, come accade per gli Usa (non essendo più garantita la copertura sanitaria della tessera europea), occorrerà stipulare un’assicurazione prima del viaggio. Tuttavia, per i turisti che utilizzano l’euro, spendere in Gran Bretagna diverrà molto più conveniente: la svalutazione della sterlina renderà infatti più conveniente fare acquisti.

    M.